Il Manifesto degli intellettuali fascisti, pubblicato il 21 aprile 1925 sul quotidiano fascista Il Popolo d'Italia e sui principali quotidiani dell'epoca, fu il primo documento ideologico della parte della cultura italiana che aderì al regime fascista. Esso venne redatto da Giovanni Gentile.

Contiene una storia del fascismo dal 1919 al 1922, in cui si giustifica e si paragonano lo squadrismo e i movimenti della giovinezza alla Giovine Italia di Mazzini, sostiene che il fascismo fosse un movimento mirato al progresso e alla conciliazione fra stato e sindacati, risponde alle accuse di limitazione della libertà di stampa sostenendo che anche gli stati più liberali hanno limitato alcune libertà quando fosse necessario, e sostiene che l'antifascismo fosse futile in quanto fra le due opposizioni nessuna avrebbe vinto, ma che l'instabilità politica avrebbe logorato i partiti esistenti e dato origine a nuove idee, nuovi programmi e partiti politici.

Storia

Il primo Convegno degli istituti fascisti di cultura, organizzato a Bologna il 29 e 30 marzo 1925 da Franco Ciarlantini, responsabile dell'Ufficio stampa e propaganda del Partito nazionale fascista, per meglio coordinare iniziative e attività culturali del fascismo, promosse il Manifesto degli intellettuali fascisti agli intellettuali di tutte le Nazioni, che venne redatto da Giovanni Gentile .

Fu pubblicato ne Il Popolo d'Italia, organo del Partito Nazionale Fascista, e su quasi tutta la stampa italiana, il 21 aprile (Natale di Roma) dello stesso anno. Fu sottoscritto dagli intellettuali convenuti a Bologna e da molti altri che vi si aggiunsero.

Alla base del testo una conferenza su Libertà e liberalismo tenuta poco prima dal filosofo e ministro dell'Istruzione Giovanni Gentile. La segreteria del convegno comunicò alla stampa l'adesione di duecentocinquanta intellettuali, tra i quali trentatré ebrei. Il Manifesto, infatti, costituisce, da un lato, un tentativo di indicare le basi politico-culturali dell'ideologia fascista e, dall'altro, di giustificare, in chiave liberale, gli atti e gli atteggiamenti illiberali e violenti, operati del movimento fascista e proseguiti dal governo Mussolini.

In risposta al Manifesto di Gentile, Benedetto Croce - su invito di Giovanni Amendola - redasse il Manifesto degli intellettuali antifascisti, che, pubblicato il 1º maggio 1925 su Il Mondo e Il Popolo raccolse un folto ed autorevole gruppo di firmatari.

I firmatari del Manifesto di Gentile

Fra i 250 firmatari del manifesto, i più noti sono:

Estratti dal testo del Manifesto

Note

Bibliografia

  • Gabriele Turi, Il fascismo e il consenso degli intellettuali, Il Mulino, 1980
  • Mario Isnenghi, Intellettuali militanti e intellettuali funzionari: appunti sulla cultura fascista, Einaudi, 1979.
  • Roberto Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, La Nuova Italia, 1999.
  • Idem, Gli scienziati del duce, Carocci, 2004.
  • Giuliano Manacorda, Letteratura e cultura del periodo fascista, Principato Editore, 1974
  • Renzo De Felice, Autobiografia del fascismo - Antologia di testi fascisti 1919-1945, Einaudi
  • Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista (1918-1925), Roma-Bari, Laterza, 1975
  • Emilio Raffaele Papa, Francesco Flora, Storia di due manifesti: il fascismo e la cultura italiana, Milano, Feltrinelli, 1958.
  • Rosario Gennaro, Il manifesto degli intellettuali fascisti e l'espansione culturale all'estero. La versione francese e due nuove liste di firmatari, in "Nuova Storia Contemporanea", 2013, 1, pp. 79–95.

Voci correlate

  • Cultura fascista
  • Fascismo
  • Manifesto degli intellettuali antifascisti
  • Società italiana durante il fascismo

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Collegamenti esterni


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